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Leonardo Gristina è un frate domenicano di Catania che dedica le sue capacità artistiche alla smaltatura su rame e argento.

La via di San Paolo

Reggio Campi è il balcone sullo Stretto: collegato alla Via Marina da una serie di scalinate artistiche, è un luogo particolarmente panoramico da cui è possibile ammirare l’intera città. Sorge in quest’area una splendida Basilica, dedicata a San Paolo, con alle spalle un piccolo Museo dai grandi tesori: custodisce, tra gli altri, un prezioso bozzetto attribuito a Raffaello. La Basilica di S. Paolo alla Rotonda è indiscutibilmente una delle più graziose e curate della città.  I tre Portali in bronzo, intarsiati con arte non comune, introducono in una chiesa dall’atmosfera particolarmente raccolta: da destra a sinistra è possibile ammirare la porta del Male, la vita di San Paolo e la porta  del Bene, con raffigurazioni sull’Amore ed il peccato, nonché sugli episodi salienti della biografia del Santo.

Il mercoledì ed il sabato è possibile visitare il caratteristico Museo di San Paolo, cui si può accedere da un ingresso adiacente alla chiesa, ricco di pregevoli oggetti d’arte: una raccolta di icone russe, greche e balcaniche; un gran numero di oggetti religiosi in argento, creati nel XVII sec. in città, ed ancora sculture, avori, paramenti sacri. Straordinaria anche l’esposizione di quadri, tra cui spicca una rappresentazione del ‘400 di San Michele che uccide il drago attribuita ad Antonello da Messina. La Basilica, posta in uno dei punti più alti di Reggio Calabria, offre una splendida visuale che abbraccia tutta la città, dall’insenatura di Occhio di Pellaro fino al porto. Poco più giù, seguendo la strada che da San Paolo porta al centro, si trova l’antico Convento di San Domenico. Inaugurato nel 1871, fu affiancato, quindici anni dopo, dalla chiesa omonima. Al suo interno trovano posto pregevoli opere d’arte, tra cui il tabernacolo ed il crocefisso realizzato in smalto con argento e oro dal pittore Frate Leonardo Gristina. Le vetrate, gli affreschi e il mosaico sull’altare sono opera di Nik Spatari, l’artista e fondatore del Parco-Museo di Mammola. Il vero tesoro di San Domenico è la biblioteca: circa 18.000 volumi pregiati, con riviste e testi del ‘500, ‘600, ‘700 e ‘800, letteratura e saggistica, scienza, storia, teatro, musica e scritture religiose.

I Pantheon di San Domenico

L’attuale chiesa di San Domenico fu edificata a partire dal 1640 su progetto dell’architetto domenicano Andrea Cirrincione che la realizzò abbattendo una precedente costruzione rinascimentale innalzata tra il 1458 e il 1480. La facciata è di costruzione più tarda, risale infatti al 1726 ed è in stile barocco, essa è incorniciata da due campanili che ne slanciano la figura ed è abbellita da alcune statue in stucco raffiguranti santi e papi domenicani che, insieme alla decorazione, sono opera di Giovan Maria Serpotta, nipote del grande Giacomo.
L’interno, benché realizzato nella seconda metà del Seicento, risponde, come la facciata, alla scelta di un barocco severo e moderato secondo la sobrietà tipica dello stile di vita dell’ordine Domenicano, esso ha un impianto a croce latina con tre navate divise da sedici colonne di ordine tuscanico che reggono arcate a tutto sesto. Le navate sono arricchite da numerose cappelle che ospitano preziose opere d’arte, molte delle quali risalgono alla seconda chiesa costruita, come già accennato, nel secolo XV. Dal 1853, grazie all’impegno del letterato Agostino Gallo, la chiesa di San Domenico assurse al ruolo di Pantheon degli Illustri di Sicilia. Per la sua estensione complessiva, 88,92x34,68 metri, essa è l’edificio di culto più vasto dell’isola.
Entrando a destra ci si sofferma ad ammirare sopra l’acquasantiera, un bassorilievo marmoreo del XIII secolo che rappresenta l’arrivo dei primi Domenicani a Palermo. In alto è collocata una tela raffigurante l’Angelo custode, opera del XVIII secolo attribuita al pittore palermitano Vito D’Anna.eccetera eccetera

L’altare maggiore è in marmi mischi con modanature in rame, la mensa dell’altare ospita l’urna con le reliquie del beato Pietro Geremia (1399-1452), scrittore domenicano nato a Palermo i cui Sermones autografi insieme alla prima edizione a stampa della stessa opera del 1502, sono custoditi presso la Biblioteca dei Domenicani.

Dietro l’altare si può ammirare un grande coro ligneo in noce del 1700, eseguito su disegno del domenicano Giovanni Battista Ondars.
Nel transetto della chiesa è stato posto il nuovo altare basilicale di bronzo realizzato nel 1987 dallo scultore Sebastiano Milluzzo, con smalti colorati su argento, pregevole opera del P. Leonardo Cristina O.P., raffiguranti scene evangeliche e santi domenicani.

Maurizio Randazzo